VALERIA NOLI Sono nata a Cagliari nel 1969. Non ho mai vinto alcun premio. D'altra parte sarebbe stato strano che me ne avessero assegnato uno, visto che non ho mai partecipato a nessun concorso. Però una volta ho fatto un ambo al lotto, e credo che con questo la Fortuna mi abbia dato il fatto mio. Mi sento di vivere come se intrecciassi un tappeto in nodi più o meno definitivi. Scrivo la mappa dei nodi già stretti, così che qualcuno un giorno possa scioglierli, volendo, ammesso che ci riesca. E se non ci riesce pazienza, tanto la mappa è in buona parte falsata. Intanto intreccio e annodo i fili di un passato non necessariamente remoto. Ma più il passato è lontano, più il filo è robusto e darà materia a un bel nodo, articolato e complesso.
Il mio ideale d'arte è la rappresentazione di un mondo in sé completo e convincente, ma che contenga almeno uno spunto di incredibilità. Deve funzionare da promemoria, ricordando al lettore (se di scrittura stiamo parlando) il necessario scostamento tra la vita e le sue rappresentazioni. Perché non è interessante la descrizione della vita di un impiegato frustrato, quella la possiamo leggere in faccia al nostro vicino di pianerottolo in una sorta di feuilleton quotidiano, festività escluse.






Pesach Ayonoth 2002

Danzare sulle pietre che attraversano il fiume dell'anno, piantare un cuneo dentro il tempo, fermare il trascorrere di ciò che non può essere fermato. Che la musica più dolce segni il ritmo dei vostri più profondi cambiamenti. Pesach Ayonoth: buon passaggio, in ebraico. Perché i passaggi non finiscono mai. Ci potremmo anche perdere nel frammento del passaggio che stiamo passando. Però andiamo avanti, frammento per frammento e di passaggio in passaggio. Come cercare di scandire in segmenti infinitesimi una retta infinita, per trovare il segmento della vera trasformazione. Non sarà mai possibile: ad infinitum.Vivere è piuttosto un'accettazione molecolare, che arriva fin dentro la morte. Da un passaggio all'altro corre l'infinito, da un infinito all'altro c'è un infinito ancora più grande, tutti saltellano di sasso in sasso verso il cambiamento di dimensione o d'anno. Nel frattempo, anche mentre scrivo, i passaggi non si curano di noi. Se cerchiamo di catturarli nel loro attimo più bello ne usciamo semplicemente pazzi. Cerchiamo la pace: facciamo guerra alla guerra. Ma a volte la pace è un canto indifferente sotto la doccia, frammentato in trecentosessantacinque schegge di suono (non bisestile). Nel momento in cui ti dici: "non ho trovato la pace", te ne stai metafisicamente insaponato e fermo, a pensare in pace al modo di trovare la pace. Tu non te ne accorgi nemmeno, ma lei è là, vicino a te, sotto una sinfonia di gocce al bagnoschiuma. [Il mio pensiero e un sorriso vanno a chi non c'è più. Auguri musicali a tutti gli altri.]



LUNA DONNA